Sunday 31 August 2014

Teoria del valore e crisi

Con la prova per assurdo della teoria del valore-lavoro (che peraltro non è l'unica), Marx ha volato molto alto; quelli che pensano di confutare la sua limpida e splendida logica con il volo delle galline delle loro inutilmente complicate tabelle, non hanno nemmeno capito di cosa si stia parlando. Premessa indispensabile è tenere in considerazione la differenza tra valore d’uso e valore di scambio. Seeeembra facile.

Ecco tale prova riassunta nelle parole di Ernest Mandel:

"Immaginiamo per un attimo una società in cui il lavoro umano vivente fosse completamente scomparso, cioè una società in cui tutta la produzione fosse stata automatizzata al 100%. (...) Immaginiamo questo fenomeno spinto alle sue estreme conseguenze. Il lavoro umano è totalmente eliminato da tutte le forme della produzione, da tutti i servizi. Può il valore continuare ad esistere in queste condizioni? Cosa sarebbe una società in cui nessuno avesse più redditi, ma in cui le merci continuassero ad avere valore e a essere vendute? Una tale situazione sarebbe chiaramente assurda. Si produrrebbe un'immensa quantità di prodotti la cui produzione non creerebbe alcun reddito, poiché nessun essere umano sarebbe intervenuto in questa produzione. Ma si vorrebbero "vendere" questi prodotti per i quali non vi sarebbe più alcun compratore! E' evidente che in una simile società la distribuzione dei prodotti non si effettuerebbe più sotto forma di vendita di merci, vendita resa d'altronde anche assurda a causa dell'abbondanza generata dall'automazione totale. In altri termini, la società in cui il lavoro umano è totalmente eliminato dalla produzione, nel senso più generale del termine, compresi i servizi, è una società in cui il valore di scambio è egualmente scomparso. Nel momento in cui il lavoro umano è scomparso dalla produzione assistiamo alla contemporanea scomparsa del valore: questo a riprova della giustezza della teoria del valore-lavoro".

C'è una complicazione concernente i consumi dei capitalisti, ma in ultima analisi sposta di ben poco la questione.

Ci sono inoltre i dettagli tecnici del problema della trasformazione dei valori in prezzi, falso problema risolto una volta per tutte da circa trent'anni da Guglielmo Carchedi, Alan Freeman, Andrew Kliman et alii con la TSSI (temporal single-system interpretation of Karl Marx's value theory).

La teoria del valore-lavoro è di importanza cruciale perché, a causa del progresso tecnologico e quindi dell'espulsione di forza-lavoro (unica controtendenza invocata dai borghesi: consumismo sfrenato), porta obbligatoriamente alla caduta del saggio di profitto, dato che appunto la valorizzazione del capitale viene dal lavoro vivo e non dal capitale costante (con il tentativo, che alla fine sarà vano, della globalizzazione come controtendenza), quindi alle economie di scala, alla concentrazione di capitali (ogni giorno chiudono aziendine), quindi alla sovrapproduzione di capitali e merci (Oddio: la deflazione!) e alle crisi periodiche.

Friday 8 August 2014

Libero arbitrio

Libero arbitrio?
Eppure non dovrebbe essere così difficile capire che le ipotesi filosofico-scientifiche sulla coscienza non devono avere nulla a che fare con la giurisprudenza. Credo che sul determinismo e sull'assoluta necessità di ciò che facciamo ci sia poco da dubitare; e non (solo) perché ci domina l'inconscio, bensì perché il mondo non subatomico (e i neuroni - e la pancia - vi appartengono a pieno titolo) non ha mai concesso alcun indizio di libertà. Nessuno è colpevole di alcunché, ma gli imbroglioni e gli psicopatici vanno bloccati. Cosa c'è di difficile? Boh...