Sunday 7 July 2013

Fatti

Da un'idea di Maurizio Ferraris; prendiamo due affermazioni:

1) Non ci sono fatti, solo interpretazioni
2) Non ci sono gatti, solo interpretazioni

Poiché c'è una porzione di fatti che sono gatti chi accetta 1 deve accettare anche 2; il paradosso è che 2 è una tesi debole (perché i gatti sono un sottoinsieme dei fatti) e appare immediatamente assurda, mentre 1 è una tesi forte ed è accettata dalla maggior parte dei filosofi. Nonsense totale. E non pensino di salvarsi con il benaltrismo, perché sfido chiunque a trovare il confine.

I filosofi raffinati trovano questo discorso un volgare cedimento al senso comune; cosa ci sarà di male nel senso comune? boh Ovviamente intendo il senso comune quando non è contraddetto da esperienze scientifiche che si sono mostrate più agili del senso comune nello spiegare e prevedere ciò che succede. E qui Ferraris non mi seguirebbe (perché ho l'impressione che per lui la scienza sia un'interpretazione, mentre secondo me, in parte, punta a essere, riuscendoci, mero potenziamento e raffinamento dell'esperienza).

Del resto è ancora più radicale il problema di 1 perché non si capisce bene se sia un fatto o una interpretazione e se proviamo a considerarlo una cosa o l'altra comunque incontriamo un'aporia. In altre parole non si capisce perché chi non è disposto ad accettare le montagne, le sedie e i tavoli (anche se gli arditi benaltristi ce le concedono) dovrebbe accettare un'asserzione così radicale come 1.

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